Aldo Bergonzoni - Biografia

Nasce a Mantova nel 1899. Si forma nella locale Scuola d'Arte, allievo di Vindizio Nodari Pesenti; nel 1911 ottiene l'assegno di studio Franchetti per potersi perfezionare nella scultura. Dopo la guerra, entra in relazione per un breve periodo con gli artisti mantovani che frequentano il cenacolo della famiglia Gozzi a Goito.

Nel 1921 ha inizio il vero e proprio percorso di studi che lo conducono dapprima a Modena, poi all'Accademia di Belle Arti di Brera; da Milano passa a Firenze, dove ha come maestro Domenico Trentacoste e Marino Marini come compagno. Nel 1927 si diploma a Brera con Adolfo Wildt, che lo presenta all'Ecole des Beaux Arts di Parigi dove Bergonzoni, l'anno successivo, si perfeziona.

Sin dagli esordi lo scultore dirige la sua ricerca verso la superficie, sentita come tramite per scavare ed estroflettere il modellato, con una sensibilità pittorica di derivazione wildtiana. Egli innesta su questo dato una sensibilità impressionista, che si coglie nel modo di lavorare la materia per tocchi, per pressioni di dita, che creano nella scultura giochi chiaroscurali. Bergonzoni condivide la ricerca degli artisti che dalla fine degli anni Venti intendono procedere a una revisione della scultura in direzione antiteorica e antimonumentale, evidente nella scelta del piccolo formato, di materiali poveri come l'argilla e il gesso. A Milano, dove lavora con l'architetto Aldo Andreani, ha studio nel 1932 con Lucio Fontana, diventa amico di Del Bon, Lilloni, Melotti. Partecipa a tutte le rassegne sindacali della Permanente, con opere ispirate a temi domestici e al mondo degli affetti.

Quando tra il 1928 e il 1934, Bergonzoni plasma "Ragazzo che salta", "Maternità" , "Bambina che gioca", "Nudo di ragazza con le mani sul capo", palesa la sua distanza dalla prassi accademica, si allinea non per dovere, ma per intima convinzione a quanto gli artisti usciti da Valori Plastici andavano sperimentando in termini di recupero di un arcaismo che non significava un involutivo ritorno all'ordine, quanto mediazione sulle radici storiche della scultura.

Nel 1941 sposa la pittrice Pace Raus. Dal 1942 lo scultore si stabilisce a Mantova, entra in stretta relazione con Giuseppe Facciotto, Giulio Perina, Carlo Andreani. Nel secondo dopoguerra insegna, con cattedra di Copia dal vero, all'Istituto d'Arte di Mantova. Bergonzoni, a partire dagli avanzati anni quaranta, procede per sottrazione di figura e di forma, con una tensione perfettamente all'interno delle istanze organiche, espressionistiche e informali che velocemente percorrono l'arte del dopoguerra. Il senso forte della plastica si coniuga ora con la scarnificazione della materia, funzionale a rappresentare la violenza dei tempi, a proiettare la scultura in un dinamismo di linee spezzate e riprese, che trovano l'equivalente nell'opera di Mirko, di Chadwick e più avanti di Armitage.

L'attività espositiva e' continua ma sempre misurata: espone alla decima e ultima Mostra Sindacale nel 1944, poi alla "Mostra della libertà" del 1945, alla Mostra del Gruppo Artistico Mantovano del 1947, al Premio Suzzara del 1948, al Premio Mantova del 1949. Gli anni cinquanta si aprono con l'assegnazione del Premio Suzzara e continuano con la partecipazione alla VII Quadriennale romana del 1955 e alla XXVII Biennale d'Arte veneziana del 1956. Le scelte continuamente rinnovate sul piano della sperimentazione dei materiali e della ricerca espressiva sono responsabili della distruzione d'interi cicli operativi, importando all'autore più la sedimentazione mentale del processo creativo, che la documentazione delle sue singole tappe.

Negli anni sessanta adotta una figurazione astratto-concreta attestata dalle "Superfici", cartoni ondulati stratificati, manipolati e poi fusi in bronzo, dove la luce esalta la struttura della materia. Il corpo plastico non scompare, e' ridotto a ossatura, e' scheletro portante di figure intese come "Architetture", che negli anni Settanta concludono la ricerca sull'ombra-luce abitata dalla scultura. La parallela produzione grafica matura nell'ambito della frequentazione amichevole di Facciotto, Perina, Lucchini e di corsi specifici a Urbino: l'utilizzo dei pastelli e l'approfondimento delle tecniche di incisione, trovano espressione nelle opere su carta, dove forme e figurazioni visionari trascrivono gli ultimi esiti delle sculture "Impugnabili" Muore a Padova nel 1976.

Nel 1977 e' stata donata al Comune di Mantova l'opera "Figura", 1956 esposta ai Giardini del Lungo Rio. Nel 1979 e' stata realizzata da Rossana Bossaglia alla Galleria Civica d'Arte di Palazzo Te un'ampia antologica dello scultore; nel 1986 al Museo dell'Alto Mantovano di Gazoldo degli Ippoliti e' stata ordinata una seconda esposizione delle opere plastiche e grafiche con catalogo a cura di Renzo Margonari e testi di Bartoli, Faccioli e Lucchini. Sue opere sono state presenti alla Mostra "Arte a Mantova 1900-1950", curata da Zeno Birolli nel settembre 1999 a Palazzo Te e alla Mostra "Arte a Mantova 1950-1999", a cura di Claudio Cerritelli al Museo Diocesano F. Gonzaga, Mantova, aprile 2000. Nel 2002 una cospicua collezione e' stata donata dalla famiglia dell'artista al Comune di Mantova e conservata presso il Museo Civico di Palazzo Te.

La sua opera "Bambina che gioca" 1933 e' esposta al Museo del Novecento, Milano, Palazzo dell'Arengario, dicembre 2010.

Bibliografia